Nel conflitto tra megabanche e politica vinceranno le prime

 

Di Carlo Pelanda (27-10-2009)

 

L’idea di imporre una riduzione di scala delle banche troppo grandi per essere lasciate fallire è inapplicabile. Ma continua ad apparire sulla stampa internazionale, con intensificazione nelle ultime settimane corroborata da autorevoli sostegni. Perché?

La dottrina dello smontaggio dei giganti finanziari ha buoni motivi. Banche più piccole possono fallire senza creare una crisi di sistema evitando a Stati e Banche centrali di destabilizzare bilanci pubblici e monete per salvarle. La possibilità di fallire costringerebbe i gestori a maggiore prudenza. Ma manca un criterio per definire la soglia del troppo grande. Il mercato finanziario è globale, i giganti bancari operano globalmente, ma con entità regolate nazionalmente. Uno Stato potrebbe imporre a questi una limitazione di volume entro una data nazione per renderne l’eventuale fallimento sostenibile. Ma se solo uno lo fa i giganti comunque continueranno altrove e quello Stato avrà meno capitale dal circuito internazionale. E perderà le piazze finanziarie. Se lo fa un gruppo di Stati il problema non cambia. Per regolare il rischio bancario attraverso la riduzione di scala degli istituti ci vorrebbe un sistema di governance globale. Se non c’è, gli Stati subirebbero danni ed il problema complessivo resterebbe. Per questo la soluzione è infattibile. Perché se ne parla, allora, in America, Regno Unito e lo si sussurra nell’eurozona? Ipotesi: (a) per spingere proprio la costruzione di una governance globale delle banche; (b) per spaventare i giganti che resistono ai tentativi dei governi e delle Banche centrali di regolarli. La prima ipotesi è troppo astratta. Resta la seconda. In effetti i giganti finanziari americani ed europei replicano gli azzardi del passato, erogano meno credito di quanto potrebbero e restano con bilanci opachi. Ma gli istituti non sembrano spaventati. Qualcuno temeva che la politica entrasse nelle grandi banche mentre sta succedendo l’opposto, l’America il caso più eclatante. Un istituto ha nominato il ministro del Tesoro e i consiglieri economici principali di Obama, inducendo nuove domande su chi veramente abbia estratto Obama stesso dall’anonimato. In Europa le megabanche tendono a difendersi con un ricatto: se mi regoli troppo erogo meno credito che aumenterà gli impoveriti i quali si scateneranno contro la politica. In conclusione, le grandi banche resteranno tali. Buona o cattiva notizia? Buona perché le regolazioni finora pensate dalla politica sono state troppo punitive e pericolose per restrizione eccessiva del capitale. Cattiva perché aumenta il rischio di un’altra crisi bancaria per gap di regolazione.    

Carlo Pelanda